Ci sono certe riflessioni spastiche che sorgono spontanee alla Fiera del Libro, specie quando visiti l'Incubatore, stand dedicato alle piccole case editrici "appena nate"... Quella che vi propino riguarda la figura dello scrittore: nell'antichità era una persona erudita, colta, e anche un po' sfigatella perché non guadagnava tutto questo fior fior di fiorini (penso sempre a Dante, exul immeritus ma, per quanto devo studiarmelo, meritatissimus
), però erano comunque ben pochi coloro che potevano vantare un "titolo" simile.
Andando più avanti questo mondo si è aperto anche alle donne e agli appartenenti a classi sociali più basse, finché l'erudizione si è slegata dalla creatività e si sono generati due mondi a parte. Ora, poiché la creatività bene o male la possediamo tutti, potenzialmente ciascuno di noi potrebbe diventare uno scrittore, e molti di voi lo sono già diventati. A vostro parere, questo sviluppo ha significato più libertà e "uguaglianza letteraria" per tutti, oppure una disgrazia per il lettore che si trova bombardato da miliardi possibilità, generando in lui una certa diffidenza verso un mondo così aperto?
Scrittori e lettori Fantasy, radunatevi!